MOLISE
Nella storia il Molise fece parte insieme agli Abruzzi ad una regione romana. Successivamente, questo territorio divenne terra dei Sanniti; conquistata dai Longobardi, Saraceni, Bizantini, per finire più tardi terra di Federico II. Fu allora che il nome Molise prese piede, in quanto tra i diversi feudi nei quali era divisa, prevalsero i conti Molise. Più tardi nella Regione si abbatté un crollo economico-sociale, che continuò anche dopo l’annessione al Regno d’Italia, dove il Molise insieme agli Abruzzi formarono un’unica Regione. Nel 1963 il Molise si divise dagli Abruzzi per essere indipendente.
Tradizioni
Giunti davanti alla Chiesa
seguiva un altro momento delicatissimo, ovvero l’innalzamento della faglia. Da
quel momento in poi, dopo la benedizione da parte del parroco del paese, ci si
godeva lo
scintillante spettacolo, il
crepitio delle canne che bruciavano e la magia del momento. La faglia bruciava
così per tutta la notte e il mattino seguente se ne potevano osservare i
preziosi resti, che venivano in parte presi e conservati come buon auspicio.
.
Costumi tipici
Miti e leggende in Molise: “La
leggenda di Re Bove”.
Paesaggio:
Posizione e
Confine:
CAVATELLI: LA PASTA DI FEDERICO II
Picellati
Dove si trova?
|
Come e’ fatta?
|
Province - Regione formata da 2 province:
Campobasso e Isernia
Capoluogo - Campobasso
Superficie - kmq 4438
Parchi Nazionali - Parco Nazionale d'Abruzzo (1923)
Capoluogo - Campobasso
Superficie - kmq 4438
Parchi Nazionali - Parco Nazionale d'Abruzzo (1923)
Nella storia il Molise fece parte insieme agli Abruzzi ad una regione romana. Successivamente, questo territorio divenne terra dei Sanniti; conquistata dai Longobardi, Saraceni, Bizantini, per finire più tardi terra di Federico II. Fu allora che il nome Molise prese piede, in quanto tra i diversi feudi nei quali era divisa, prevalsero i conti Molise. Più tardi nella Regione si abbatté un crollo economico-sociale, che continuò anche dopo l’annessione al Regno d’Italia, dove il Molise insieme agli Abruzzi formarono un’unica Regione. Nel 1963 il Molise si divise dagli Abruzzi per essere indipendente.
Anche
il paese più piccolo del Molise conserva con onore le sue antiche tradizioni,
le quali vengono riproposte ed onorate di anno in anno, sempre con rinnovata passione
e dedizione.
Feste
e celebrazioni religiose e non, che affondano le radici nel Medioevo o
che si legano a culti pagani ancora più antichi. Ognuna caratterizzata da
particolari elementi, musiche, rappresentazioni e scenografie.
Dalle
più semplici alle più laboriose, restano comunque dei punti fermi nella popolazione
molisana, occasione di incontro e di valorizzazione della tradizione.
- · La Carrese (Portocannone): secondo la leggenda, la corsa dei carri di Portocannone simboleggia la rievocazione della scelta di una nuova dimora fatta secoli fa da buoi indomiti guidati dall'immagine della Madonna di Costantinopoli, portata all'epoca dagli albanesi.
- · La 'Ndocciata di Agnone: la 'Ndocciata di Agnone è stata riconosciuta come manifestazione Patrimonio d'Italia. E' uno dei più grandi spettacoli di fuoco che si possa ricordare almeno in Europa: consiste in una sfilata di strutture in legno, in abete bianco, a forma di raggiera, detta a ventaglio, una sorta di torce, da due fino a venti fuochi, alte oltre tre metri, accese e trasportate in spalla lungo le vie del borgo, da portatori -generalmente uno o due- con la storica cappa, mantello secondo tradizione usato dai pastori, rappresentanti delle cinque contrade di Agnone. La sfilata per le vie del borgo, si svolge con donne e bambini che aprono il corteo con gli stendardi dei gruppi e scene della vita contadina, poi, in un silenzio mistico, arriva il fuoco tra il crepitio del legno che brucia e il rumore dei passi dei portatori. Questi, solo uomini, sopportano l'intenso caldo del fuoco e il peso delle torce, danzando e roteando su se stessi, richiamando il rito della fertilità, della forza creatrice, della preghiera dell'uomo, conduttori di antiche liturgie che si rinnovano nei millenni.
- La Faglia di Oratino: La faglia di Oratino ha origini contadine e oltre a celebrare il tradizionale culto del fuoco, in comune con la ‘ndocciata, va anche a festeggiare la nascita di Gesù Bambino, arricchendosi quindi anche di un significato religioso. A differenza della ‘ndocciata però, nella quale le ‘fiaccole sono numerose, in occasione della faglia viene costruito un unico grande cero, fatto di canne secche ed alto quasi 13 metri, il quale viene trasportato a spalla dall’ingresso del paese fino alla Chiesa Madre da circa 40 oratinesi, e incendiato di fronte alla folla.
- Tra le tradizioni natalizie del Molise, quella della faglia è sicuramente tra le più antiche ed impegnative. Anni fa ci si iniziava ad organizzare con largo anticipo, soprattutto per quanto riguarda la ricerca delle canne, un materiale prezioso che non era facile reperire.
Una volta completata la
realizzazione della faglia, la sera della Vigilia, circa 40 uomini provvedevano
a trasportarla a spalla in gruppi di due, partendo dall’ingresso del paese per
arrivare alla Chiesa Madre, preceduti e confortati da un gruppetto di musicanti
impegnati in una marcetta popolare. Durante il tragitto era fondamentale il ruolo del Capofaglia,
ovvero colui che saliva in piedi sulla grande torcia e ne guidava il cammino,
urlando frasi derisorie nei confronti di chi aveva subito il furto delle
preziose canne.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSseqexs_8EeG-w2yT3zaBjyjv5d3Bjr1typBdalntQh_yzkpv5NOnV-zwN8LPAykk5yO0J3KHUlxAegnAXEnzsxAjy5vo_SkXBFd0U-dOdB3TeSl4tz8XwC4uKFx7H5IoVIZxHqtO1ULx/s320/Immagine5.jpg)
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- · I Misteri (Campobasso): si tratta di macchine particolari create nel 1748 per la festa del Corpus Domini. I misteri sono quadri viventi animati con persone che rappresentano allegoricamente le più importanti festi. Il giorno del Corpus Domini a Campobasso si svolge una singolarissima processione, che vede intrecciarsi devozioni, religione e folclore: la processione dei Misteri.
- · La festa in onore di San Giuseppe in Molise: si tratta indubbiamente di una tradizione molisana che affonda le sue radici in tempi antichissimi, se pensiamo che i primi a celebrare San Giuseppe furono addirittura i monaci benedettini nel 1030. San Giuseppe, sposo di Maria e padre di Gesù, era un uomo giusto, umile ed ubbidiente, e nel giorno della sua festa si cerca di sottolineare e riaffermare questi importanti valori, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, attraverso la realizzazione delle famose tavolate che, anticamente, venivano allestite nelle case delle famiglie miracolate dal Santo e messe a disposizione dei più poveri, che in questo modo potevano rifocillarsi. La preparazione delle tavole di San Giuseppe avviene in moltissimi comuni del Molise e secondo modalità che sono pressoché identiche, se non per qualche variazione nelle pietanze che vengono servite. Il giorno della vigilia e dell’antivigilia, ovvero il 18 e il 17 marzo, le famiglie sono tutte molto indaffarate nella preparazione dei tredici piatti poveri che diventeranno i protagonisti della tavolata.
·
la Festa del Grano di Jelsi: in Molise si celebra
spesso il duro lavoro nei campi e i preziosi prodotti che la terra è in grado
di regalarci, attraverso numerose feste e tradizioni diventate ormai
appuntamenti irrinunciabili dell’estate e dell’inverno regionale. Uno di questi
è senza dubbio la festa del grano che si tiene ogni anno
a Jelsi,
in onore di Sant’Anna.
Questa particolare tradizione, forse tra le più tipiche del Sud Italia, nacque nel 1805 come segno di riconoscimento a Sant’Anna, che protesse il paese da un devastante terremoto. Come ringraziamento alla Santa, gli abitanti offrono, ancora oggi, il prodotto simbolo della tradizione contadina: il grano. Durante i festeggiamenti le strade di Jelsi sono adornate di spighe e trecce sapientemente lavorate e modellate, ma il momento più importante è sicuramente quello della sfilata dei carri allegorici, che si tiene il 26 Luglio.
In questa giornata le vie del paese ospitano il passaggio di carri addobbati che rappresentano vere e proprie sculture, trainati sia dai buoi che da mezzi meccanici (introdotti la prima volta nel 1974). Una particolarità della festa è la traglia, un mezzo di trasporto trainato da buoi, costituito da assi di legno intrecciate, sul quale vengono adagiati covoni di grano.
Questa particolare tradizione, forse tra le più tipiche del Sud Italia, nacque nel 1805 come segno di riconoscimento a Sant’Anna, che protesse il paese da un devastante terremoto. Come ringraziamento alla Santa, gli abitanti offrono, ancora oggi, il prodotto simbolo della tradizione contadina: il grano. Durante i festeggiamenti le strade di Jelsi sono adornate di spighe e trecce sapientemente lavorate e modellate, ma il momento più importante è sicuramente quello della sfilata dei carri allegorici, che si tiene il 26 Luglio.
In questa giornata le vie del paese ospitano il passaggio di carri addobbati che rappresentano vere e proprie sculture, trainati sia dai buoi che da mezzi meccanici (introdotti la prima volta nel 1974). Una particolarità della festa è la traglia, un mezzo di trasporto trainato da buoi, costituito da assi di legno intrecciate, sul quale vengono adagiati covoni di grano.
Costumi tipici
Intorno ad una delle più antiche chiese del Molise,
Santa Maria della Strada, circola una singolare storia: la leggenda del re
Bove, pervenuta fino a noi solo attraverso sommari. Vi si narra che un re di
nome Bove innamorato follemente della sorella, si rivolse al Papa per ottenere
il permesso di sposarla; Il Papa acconsentì a patto che re Bove riuscisse ad
edificare, in una notte cento chiese di forma e grandezza determinata e
disposte in modo che fossero visibili l’una dall’altra.
La prova impossibile non spense il desiderio ardente del re che si rivolse al demonio, l’unico in grado di dargli un tale potere. Il diavolo, in cambio di tanto lavoro, chiese l’anima del re.
Nella notte il sovrano e il demonio lavorarono incessantemente per costruire le chiese, il demonio faceva ruzzolare dal monte i macigni di pietra ed il re li sovrapponeva.
La prova impossibile non spense il desiderio ardente del re che si rivolse al demonio, l’unico in grado di dargli un tale potere. Il diavolo, in cambio di tanto lavoro, chiese l’anima del re.
Nella notte il sovrano e il demonio lavorarono incessantemente per costruire le chiese, il demonio faceva ruzzolare dal monte i macigni di pietra ed il re li sovrapponeva.
All’alba novantanove chiese erano costruite, ma
prima che la centesima fosse compiuta, re Bove provò un profondo rimorso e
pentimento e piangendo, pregò intensamente Dio, il quale, nella sua infinita
misericordia lo perdonò, mentre il demonio, irritato per l’ennesima sconfitta,
scagliò un masso contro la chiesa in via di ultimazione, quella di Santa Maria
della Strada, e ne colpì il campanile; il masso rimbalzò e si conficcò nel
terreno a poca distanza dalla costruzione; effettivamente nei pressi della
chiesa c’è un masso che è chiamato il masso del diavolo.
Re Bove venne sepolto nell’ultimo edificio costruito, quello di Santa Maria della Strada.
La leggenda racconta che solo sette chiese sono sopravvissute nei secoli: quelle di Santa Maria di Monteverde, Maria Santissima Assunta di Ferrazzano, San Leonardo di Campobasso, Santa Maria di Cercemaggiore, Santa Maria della Strada, la cattedrale di Volturara Appula, mentre resta oscuro il nome della settima.
Re Bove venne sepolto nell’ultimo edificio costruito, quello di Santa Maria della Strada.
La leggenda racconta che solo sette chiese sono sopravvissute nei secoli: quelle di Santa Maria di Monteverde, Maria Santissima Assunta di Ferrazzano, San Leonardo di Campobasso, Santa Maria di Cercemaggiore, Santa Maria della Strada, la cattedrale di Volturara Appula, mentre resta oscuro il nome della settima.
Paesaggio:
Il
paesaggio è prevalentemente montuoso e
collinoso. Le morbide montagne sono molto arrotondate e sembrano un
tutt’uno con la roccia. Anche nelle pianure coltivate si trova il terreno
roccioso. Caratteristici sono i muretti intorno ai poderi fatti dai contadini
togliendo le pietre dalla terra che lavorano. I prati dove pascolano le pecore
sono molto secchi e rocciosi. Non si trovano grandi città nella Regione. Le
piccole cittadine si trovano sulle cime dei promontori collinosi. Il litorale
costiero è diventato via via la zona più popolata.
Rilievi
- Valichi - Coste - Isole:
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La zona montuosa comprende i Monti della Meta, nell’ultimo tratto di
Appennino Abruzzese e i Monti del Matese e l’Appennino Sannita che compongono
la parte settentrionale dell’Appennino Campano. Nel Matese le montagne più
elevate sono il Miletto e il Muria. La parte orientale scende verso il mare
con tratti collinosi molto rotondeggianti. Le montagne e le colline sono
molto aride e a causa della composizione del terreno argilloso, si sono
formati profondi solchi. La costa del Molise è lunga circa 38 km, è molto
pianeggiante ad esclusione della zona del promontorio di Termoli dove è stato
costruito un porto artificiale ora sede della Guardia Costiera e
principale attracco per le isole Tremiti. Il porto è collegato con la
Croazia ed ha un attivissimo cantiere navale.
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Il paesaggio è
prevalentemente montuoso e collinoso. Le morbide montagne sono molto
arrotondate e sembrano un tutt’uno con la roccia. Anche nelle pianure coltivate
si trova il terreno roccioso. Caratteristici sono i muretti intorno ai poderi
fatti dai contadini togliendo le pietre dalla terra che lavorano. I prati dove
pascolano le pecore sono molto secchi e rocciosi. Non si trovano grandi città
nella Regione. Le piccole cittadine si trovano sulle cime dei promontori
collinosi. Il litorale costiero è diventato via via la zona più popolata.
Panorama di Larino |
Il lavoro agricolo impegna ancora gran parte dei lavoratori della
Regione. Nelle piccole zone lavorate si trova un po' di tutto, producendo
appena il fabbisogno familiare: patate, fagioli, cereali e olio. Le zone che
producono per i mercati esterni sono molto poche. Nelle pianure costiere si
usano sistemi di concimazione moderni per la produzione di colture
specializzate come le frutta, uva da tavola, ortaggi, barbabietole da
zucchero e tabacco. Spesso si unisce all’agricoltura anche l’allevamento di
ovini, che praticato un tempo con il metodo della transumanza, è il più
sviluppato nonostante negli ultimi anni sia in diminuzione. E’ notevole la
produzione dei formaggi
|
Industria -
Turismo:
Degno di nota è
sicuramente lo stabilimento FIAT di
Termoli per la produzione di motori e il centro di Agnone per la produzione di campane.
Il settore più sviluppato è quello alimentare con gli impianti conservieri, caseifici e frantoi oleari. Da ricordare il
settore tessile e del legno. Nota è la produzione artigianale dei pizzi a Tombolo e quello della
fabbricazione dei coltelli. Il turismo lungo la costa è abbastanza sviluppato e
diverse cittadine costiere sono bandiera blu d'Europa. Nell'interno oltre a
splendidi paesaggi ci sono tre importanti siti archeologici: Altilia,
Pietrabbondante e Larino.
L’estensione
del Molise va dall’Appennino alla costa adriatica, ed è compreso dal fiume
Trigno nella parte settentrionale e il fiume Fortone nella zona meridionale.
Confina a nord con gli Abruzzi e il Mar Adriatico, a est con la Puglia, a sud
con la Campania e a ovest con il Lazio e un piccolo tratto di Abruzzo.
Fiumi
- Laghi:
I
fiumi sono tutti a carattere torrentizio. I principali del versante adriatico
sono il Fortone che sfocia però in zona pugliese, il Trigno e il Biferno che
scende dal Matese.
Il
clima è tipicamente continentale con
inverni freddi ed estati calde. Le precipitazioni nevose abbondano nelle zone
montuose. Le piogge scarseggiano nei mesi estivi. Sulla costa il clima è mite.
Gli
abitanti del Molise preferiscono vivere concentrati nei paesi e nei piccoli
borghi. E’ molto raro trovare singole abitazioni sparse nel territorio. In
montagna e nelle colline meno fertili troviamo dei panorami desolati e
abbandonati. Campobasso, il capoluogo regionale, in questi ultimi anni si sta
ingrandendo ed ha superato i 50 mila abitanti. Termoli ed Isernia
invece si aggirano tra i 25-30 mila abitanti.
Le
linee ferroviarie, stradali e autostradali, assicurano le comunicazioni con gli
Abruzzi e la Puglia lungo la costa adriatica. Da Termoli parte un linea
ferroviaria secondaria che porta a Campobasso e prosegue per Benevento. Le vie
di comunicazione interne sono molto scarse, ostacolate anche dalle montagne del
territorio.
Piatti tipici
Nota è la
produzione artigianale dei Cavatelli al ragù: Il piatto, diffuso in tutta la regione, consiste in
cavatelli fatti in casa, fatti bollire e serviti come pasta asciutta condita
con un ragù a base di carne d'agnello .
Ingredienti per 4 persone
Per i cavatelli
400 gr di semola di grano duro
Acqua tiepida q.b.
Sale q.b.
Per il condimento
150 gr di lardo
Olio extravergine d’oliva
Uno spicchio d’aglio
Basilico
Prezzemolo
800 gr di pomodori rossi maturi
Sale e pepe q.b.
Pecorino o parmigiano grattugiato
PROCEDIMENTO
Preparate i
cavatelli disponendo la farina sulla spianatoia, unite il sale e gradualmente
l’acqua tiepida assorbita dalla farina; lavorate l’impasto fino a ottenere un
panetto liscio ed elastico. Dividete il panetto in pezzi più piccoli e date a
ciascuno la forma di un cordoncino largo circa un centimetro; dividete ogni
filone in pezzetti lunghi circa due centimetri e trascinateli sulla spianatoia
infarinata con l’indice e il medio. Fate riposare i cavatelli per qualche ora
su un canovaccio.
Per il sugo, fate un soffritto con l’olio, il lardo e il prezzemolo tritati, unite i pomodori tagliati a pezzi e il basilico, infine salate e pepate. Lessate i cavatelli e conditeli con il sugo vedovo; servite il piatto con pecorino o parmigiano grattugiato.
Per il sugo, fate un soffritto con l’olio, il lardo e il prezzemolo tritati, unite i pomodori tagliati a pezzi e il basilico, infine salate e pepate. Lessate i cavatelli e conditeli con il sugo vedovo; servite il piatto con pecorino o parmigiano grattugiato.
Agnello casce e ova
Ingredienti per 4 persone
1 kg di agnello (preferibilmente
il cosciotto)
Olio
1 ciuffo di prezzemolo
1 bicchiere di vino
1 cipolla
200 g di formaggio grattugiato
Pepe
noce moscata
sale q.b.
PROCEDIMENTO
Prendete l’agnello
e tagliatelo in piccoli pezzi. Prendete una casseruola in grado di sopportare
le alte temperature tipiche del forno e mettetevi a rosolare la carne insieme
alla cipolla affettata finemente. Lasciate rosolare. Quando la carne
incomincerà a dorare, spruzzate con il vino e fate continuare la cottura
bagnando la pietanza con un mestolo d’acqua calda.
Nel contempo
sbattete le uova insieme al formaggio ed al prezzemolo tritato non dimenticando
di aggiungere una spolverata di pepe e noce moscata. Quando la carne sarà quasi
cotta, toglietela dal fuoco, versatevi sopra il composto di uova e formaggio e
passatela al forno ad una temperatura di 150°C. L’agnello sarà pronto quando la
salsa all’uovo si rapprenderà in una crosta dorata.
Agnello casce ed
ova: un nome speciale per un piatto della tradizione culinaria molisana tra i
più apprezzati. Una pietanza a base di agnello, particolarmente adatta nelle
festività pasquali.
Ingredienti
500 g di farina 00
3 uova intere
3 cucchiai di zucchero
q. b. di vino bianco
una "presa" d'anice
due manciate di mandorle
due manciate di gherigli di noci
un vasetto di marmellata d'uva
un dl di mosto cotto
un'arancia non trattata
q. b. di mollica di pane raffermo
qualche cucchiaiata di miele
una stecca di cannella
3 o 4 chiodi di garofano
un uovo e zucchero semolato per pennellare
3 uova intere
3 cucchiai di zucchero
q. b. di vino bianco
una "presa" d'anice
due manciate di mandorle
due manciate di gherigli di noci
un vasetto di marmellata d'uva
un dl di mosto cotto
un'arancia non trattata
q. b. di mollica di pane raffermo
qualche cucchiaiata di miele
una stecca di cannella
3 o 4 chiodi di garofano
un uovo e zucchero semolato per pennellare
PROCEDIMENTO
Per il ripieno,
versate la marmellata in un tegame, aggiungete le mandorle e le noci tritate
finemente, la buccia grattugiata e la mollica di pane sbriciolata. Aggiungete,
poi, un trito finissimo di cannella ed i chiodi di garofano, amalgamate con il
miele e il mosto cotto, fino ad ottenere un composto morbido, ma consistente.
Preparate ora la
sfoglia: versate la farina sulla spianatoia a fontana; nell'incavo battete le
uova con lo zucchero e una "presa" d'anice. Incorporate tutti gli
ingredienti e lavorate l'impasto aggiungendo quel tanto di vino necessario ad
ottenere un composto consistente. Stendete il panetto sulla spianatoia con il
matterello infarinato in una sfoglia abbastanza sostenuta e sottile e
tagliatela a rettangoli. Farcite ogni rettangolo con un po' di ripieno,
ripiegatelo su se stesso, saldate i bordi con i rebbi di una forchetta e
dategli la forma di un "colletto".
Quando avrete
terminato pennellate i "Piccillati" con un uovo battuto,
spolverizzateli di zucchero e, dopo averli disposti su una teglia unta,
infornateli in forno preriscaldato, a 180°, per circa 30
minuti.
Si accompagnano a un buon bicchiere di vino Cerasuolo.
Si accompagnano a un buon bicchiere di vino Cerasuolo.
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