BASILICATA
BALLI
TIPICI
La Tarantella dei
pastori
La Basilicata è il
cuore del sud, raccoglie come in uno scrigno vissuti e memorie di una arcaicità
sorprendente, grazie alla sua cultura agropastorale tenacemente conservativa.
La cultura lucana, a differenza di altre aree italiane, è prodiga di realtà
etnomusicali poco conosciute o del tutto ignote. L'arpa di Viggiano, la
sampagne di canna, la chitarra battente, il ballo con la falce, il ballo con la
croccia, la tarantella con la cinta: società matriarcali, balli in chiesa,
forme particolari di ritualità religiosa popolare e altro ricompensano le
fatiche volontarie e gli entusiasmi di chiunque si adoperi nella ricerca delle
tradizioni di questa regione.
Tra i balli tipici della
Basilicata un posto di rilievo lo occupa la cosiddetta Tarantella dei pastori.
Diffusa nell'area del Pollino questa danza viene spesso detta semplicemente
pastorale e si differenzia dalle altre tarantelle del sud per una struttura
sobria e ripetitiva. Questa diversità ha fatto supporre una sua derivazione
diretta dall'Albania, come patrimonio culturale delle diverse comunità che dal
XVI sec. si sono insediate nella zona del Pollino. Legare questo modello di
danza alla terapia del morso della tarantola, può sembrare azzardato perché
mancano gli elementi storici di connessione, ma la fisionomia della pastorale
resta tale: penetrante, catartica, trascendente come ogni danza che permette il
transito in altro stato esistenziale. Tra i canti la melodia più nota e
conosciuta é "Miezza a la scrima toia n 'auciedde canda...", sulla
quale si cantano una infinità di versi popolari
. ![Immagine correlata](file:///C:/Users/Prima_b/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image003.jpg)
La pizzica
La pizzica è una danza
tradizionale popolare originalmente diffusa nel Salento, nel Tarantino, nel
Barese, nel Materano e nell'area ionica della Basilicata. Fa parte della grande
famiglia delle tarantelle. Nella pizzica tradizionale balla una coppia per
volta, mentre i restanti danzatori aspettano rispettosamente il proprio turno,
imparando naturalmente i passi della danza attraverso l'osservazione diretta
dai danzatori più bravi ed esperti. La coppia non necessariamente deve essere
formata da individui di sesso opposto: abbastanza comunemente danzano insieme
due donne o due uomini. In quest'ultima combinazione la pizzica può
trasformarsi in scherma danzata. La pizzica-scherma, spesso impropriamente
chiamata "danza delle spade", fa parte della famiglia delle danze
armate, cioè dei balli tradizionali nella quale i due sfidanti simulano un
combattimento con armi. Nel caso della scherma, l'arma utilizzata è il
coltello, che viene rappresentata dal dito indice e medio della mano. Nel
Salento, la scherma è accompagnata dalla pizzica pizzica, suonata con un ritmo
cadenzato e con l'utilizzo di un numero più limitato di strumenti. Il luogo in
cui è più facile osservare questa tradizione è la Festa di San Rocco a Torrepaduli,
la notte del 15 agosto; ma la pizzica scherma era diffusa anche nelle altre
zone del Salento, nel tarantino e nel brindisino.
![Risultati immagini per la pizzica immagini](file:///C:/Users/Prima_b/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image005.jpg)
COSTUMI TIPICI
Nel
passato ogni piccolo e sperduto paese aveva un costume tradizionale, nel quale
la comunità si riconosceva e con il quale sanciva le differenze sociali al suo
interno.
Era
attraverso l'abbigliamento «che il galantuomo si distingueva dal cafone, non
solo; ma era proprio il tipo di abbigliamento che dava al singolo individuo,
cafone o galantuomo che fosse, l'immediata percezione, a lui come agli altri,
di non essere un isolato ma di appartenere a un gruppo più vasto e ben
determinato della scala sociale: l'abbigliamento quindi era un vero e proprio
linguaggio». Cosa che valeva soprattutto per il gli uomini, «viceversa,
l'abbigliamento femminile non s'identificava così direttamente con simboli
socio-economici o politici: ovvia conseguenza, in questo caso, della totale
esclusione della donna lucana, quale che fosse il suo livello sociale, da ogni
forma di attività pubblica e da ogni tipo d'interesse politico. Non a caso la
differenza tra cafone e galantuomo si rifletteva nel campo muliebre con una
distinzione meno drastica tra pacchiana, ossia la donna appartenente alla media
borghesia e al ceto artigianale, e contadina, cioè la donna di campagna e la
bracciante. A questa minore "compromissione" dell'abbigliamento
muliebre con le rigide distinzioni di classe vigenti nella società lucana
faceva però riscontro una estrema varietà del costume, cioè del tipico vestito
femminile, diverso da luogo a luogo e quindi meno riconducibile ad una
foggia-tipo. Sicchè il costume, preziosa testimonianza per l'indagine folclorica
in quanto espressione del ricco e articolato patrimonio demologico della
Basilicata, ha minor rilievo per la storia sociale della regione nel secolo XIX
se è vero quanto afferma un osservatore attento come il Riviello che il costume
delle pacchiane e delle contadine era più o meno simile "variando solo
nella finezza e nella qualità della roba, nel gusto di adornarsi meglio, e
nell'incipiente voglia di novità"».
![Risultati immagini per i costumi lucani](file:///C:/Users/Prima_b/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image007.jpg)
![Immagine correlata](file:///C:/Users/Prima_b/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image009.jpg)
POTENZA
La città di Potenza con i suoi 819 m di
altitudine è il capoluogo di Regione più alto dell’Italia peninsulare. Sorge
lungo una dorsale appeninica alla sinistra del fiume Basento ed è racchiusa da
una cordigliera di monti assai suggestivi, in cui la natura ancora incontaminata è una
forte attrattiva turistica. A primo impatto l’agglomerato urbano della città si
mostra sobrio e moderno con la cortina di palazzi, edificati negli ultimi
decenni, che scendono giù fino a valle e nella zona settentrionale. Dietro di
essi si apre il cuore antico della città ricco di storia e affascinanti
testimonianze millenarie. Probabilmente, la sua prima collocazione fu nella
località denominata Serra di Vaglio, a 15 km a nord-est, dove si trovano i
resti di un abitato indigeno, frequentato sin dalla seconda metà dell’VIII
secolo a.C. e caratterizzato da una cinta fortificata in blocchi squadrati e
con porte di accesso alla città eretta intorno alla metà del IV secolo a.C.
In epoca successiva l’insediamento urbano potrebbe essersi trasferito, per
ragioni difensive, sul monte ove è attualmente il centro più antico, divenendo
nel III sec. a. C. una prefettura romana col nome di “Potentia”. Oggi Potenza è un importante centro industriale della Basilicata, un
mercato per i prodotti del circostante territorio agricolo con industrie
alimentari ma anche calzaturiere e del legname. E’ una città in cui il settore
terziario già ben sviluppato è in continua espansione ed evoluzione.
CALABRIA
LA TARANTELLA
La
Danza popolaresca, a carattere regionale, è la tarantella, la quale tuttavia
cambia, nell'impostazione e nelle figure, da zona a zona e persino da paese a
paese. Ballata sugli spazi dei villaggi, nelle feste padronali o sulle vie in
occasione della vendemmia o dei raccolti ma anche al chiuso, in casa o nei
saloni per feste private, ricorrenze o meno, da cui "ballu nto
sularu". La musica è offerta dagli strumenti tradizionali: la zampogna e i
tamburelli. Il più delle volte danzano soltanto gli uomini e la tarantella
assume l'andamento di un duello, in cui si fanno le finte dell'attacco e della
difesa. Il cerchio d'attorno detto "rota" prende parte ad esso
sottolineando con grida e battiti di mani il ritmo della musica e i passi dei
ballerini. In alcuni paesi la tarantella è danzata a due alla volta, a coppie
alterne, a volte regolate da un "mastru di ballu" a volte con cambi
spontanei.
Mulingiane
chjine aru sucu - Ricetta calabra - Rebecca e Gabriele
Ingredienti
- 6
melanzane piccole
- 400 gr.
di polpa di pomodoro
- 300 gr.
di macinato di carne
- 2 uova
- basilico
qb
- 1
spicchio d'aglio
- parmigiano
reggiano grattugiato qb
- pangrattato
qb
- 1
cipolla di tropea
- olio
extra vergine d'oliva qb
- sale e
pepe qb
Preparazione
Iniziate con la preparazione del sugo : mettete dell'olio extra vergine
d'oliva in una padella ampia, aggiungete la cipolla tritata e lo spicchio
d'aglio e fate rosolare qualche minuto. Aggiungete la polpa di pomodoro ed una
foglia di basilico per insaporire, salate, pepate, mettete il coperchio e
lasciate cuocere per circa 30 minuti.
Nel frattempo mettete dell'acqua salata a bollire. Lavate ed asciugate le
melanzane, eliminate il peduncolo e tagliatele nel senso della lunghezza in
due. Bucherellate leggermente la polpa di ogni melanzana con una forchetta e
cuocete in acqua bollente fino a quando saranno morbide e la polpa si staccherà
da sola. Scolatele, estraete la polpa, che terrete da parte, e lasciate
asciugare i gusci su un canovaccio pulito.
Strizzate bene la polpa delle melanzane, ponete in una
ciotola e schiacciatela bene con una forchetta. Unite le uova, la carne trita,
il parmigiano reggiano grattugiato, il pangrattato, due foglie di basilico,
sale e pepe. Mescolate bene e, una volta ottenuto un impasto compatto, farcite
i gusci di melanzane asciutti.
è![https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgn7FQUNkM6bJmkXPsiznz-3q8PrFByn3RUHN_sSYDjOrZS574BzbA9rpr63eP2bKxLLPbtwd0YIFLg23lk89YaO6zwE67JhCVvGDdE-xL0BFWyFL2lsRCnJQD4vJ4K8nr_UjcGiBi4xkTX/s1600/IMG_5658.JPG](file:///C:/Users/Prima_b/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image024.jpg)
![https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEG1xAzxvJcvbwTpQPU5Cx6zjmN0RfCnPkay0Y8u04Ms8kEZFQQ1OqHVzHYG_d_Hol3aCU7ub703k5qKL8TuC7B3N9AiVAiMUanFS2QGwFY-VSx_0KPHXt_BhuWQHhkG9K1w2Nne6NvjGm/s1600/IMG_5660.JPG](file:///C:/Users/Prima_b/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image026.jpg)
Una volta
completata questa operazione, adagiate le melanzane ripiene nel sugo di
pomodoro e lasciate cuocere per circa 30 minuti aggiungendo poca acqua alla
volta se il sugo dovesse stringersi troppo. Al termine della cottura servite
decorando con foglio di basilico.
BUONU APPETITU !!!!
PARCO NAZIONALE DEL POLLINO ![Risultati immagini per parco nazionale del pollino](file:///C:/Users/Prima_b/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image032.jpg)
Il Parco Nazionale del Pollino
è la più grande area protetta di nuova istituzione in Italia. Tra le vette del
Dolcedorme e di Cozzo del Pellegrino e gli orizzonti che si disegnano sulle
acque del Tirreno e dello Jonio, lungo il massiccio montuoso calabro-lucano del
Pollino e dell'Orsomarso, la Natura e l'Uomo intrecciano millenari rapporti che
il Parco Nazionale del Pollino, istituito nel 1993, conserva e tutela sotto il
suo emblema, il pino loricato.
PARCO
NAZIONALE DELLA SILA ![Immagine correlata](file:///C:/Users/Prima_b/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image034.jpg)
L'Ente Parco Nazionale della Sila gestisce alcune fra le
zone più suggestive e selvagge della Regione con vaste e spendide foreste,
distese su dolci altopiani, con emozionanti paesaggi protesi anche sul Pollino,
sull'Aspromonte, sull'Etna, sulle assolate marine dello Jonio e sul mare
Tirreno, nel quale, con le atmosfere terse, si rimane incantati nell'osservare
l'imponente ergersi delle Eolie.
LAMEZIA TERME ![Risultati immagini per lamezia terme calabria](file:///C:/Users/Prima_b/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image036.jpg)
Lamezia Terme è sita nel mar
Tirreno in una valle a sud del
Monte Reventino.
La città della piana ha una notevole importanza dal punto di vista agricolo,
commerciale, industriale e infrastrutturale per la sua posizione centrale nella
regione e il suo territorio pianeggiante. Vanta una vivace e rinomata
coltivazione dell’olivo da cui si produce l’olio Lametia DOP e della vite da
cui si ricavano i vini Lamezia DOC.Inoltre troviamo il torrente Bagni, famoso
per le acque sulfuree delle terme di Caronte e nella cui piana alluvionale
giacciono le rovine dell’antica città greca di Terina, e il torrente Zinnavo
che segna il confine naturale con il comune di Gizzeria.
L’Area
Marina Protetta "Capo Rizzuto" rappresenta il proseguimento nelle
acque del Mar Ionio delle propaggini più orientali della regione Calabria e più
precisamente dell’area conosciuta come Marchesato.
L’entroterra è costituito
da un blando sistema collinare che si stende dalle pendici della Sila fino al
mare con altezze che raramente superano i 300 metri s.l.m. . I corsi d’acqua
sono relativamente
pochi e caratterizzati da bacini idrografici limitati, che nulla hanno a che
fare con il sistema idrografico che, prendendo origine dalla Sila, delimita con
i due corsi d’acqua Neto e Tacina l’area del Marchesato rispettivamente a Nord
e ad Ovest.
La zona costiera è caratterizzata
dall’alternarsi di promontori e golfi più o meno ampi.
Da Nord: Capo Colonna, Capo Cimiti, Capo Rizzuto, Le Castella rappresentano le
digitazioni a mare della regione e racchiudono, all’infuori dell’area compresa
fra Capo Cimiti e Capo Rizzuto, caratterizzata da una costa per lo più
rettilinea, ampie insenature per lo più con spiagge basse e sabbiose. Solo
nell’area compresa fra Capo Rizzuto e Le Castella è presente una piana costiera
relativamente estesa.
La geologia dell’intero Marchesato
è costituita da sedimenti e rocce di età Plio-Pleistocenica. Si tratta in
particolare di argille marine plio-pleistoceniche a cui si vengono a
sovrapporre sabbie e conglomerati anch’essi marini attribuiti al solo
Pleistocene. Nella piana prima descritta tali depositi sono sormontati da
depositi olocenici eolici.
L’intera regione appartiene al settore calabrese settentrionale dell’Arco
Calabro limitato a Nord dal fascio delle strutture Sangineto-Basso Crati (ad
andamento ENE-WSW) e a S da quello di Catanzaro (ad andamento E-W).
Quest’ultime strutture sembrano proseguire con un sistema di faglie sinistre nel
Mar Ionio. In generale si può affermare che l’intera area ha subito fenomeni di
abbassamento durante il Pliocene e fino al Pleistocene inferiore, per poi
risultare soggetta ad un graduale e relativamente veloce sollevamento.
Il Parco Nazionale d’Aspromonte nasce nel 1989 per la tutela e
la salvaguardia ambientale dei territori della sezione aspromontana dell’ex
Parco Nazionale della Calabria, esistito fino al 2002. Il territorio del parco
d’Aspromonte è all’interno della provincia di Reggio Calabria e prende il nome
dal Massiccio dell’Aspromonte che significa candido, bianco e risale alle
popolazioni greche della costa ionica che ammiravano le candide formazioni
montuose del massiccio. Montalto è la cima più alta con i suoi 1955 m.s.l.m. e
offre un meraviglioso panorama della Calabria e della costa siciliana. Il territorio
del parco presenta inoltre una grande varietà di specie vegetali e animali e
gode di particolari condizioni climatiche che favoriscono un ambiente ricco di
biodiversità.