VENETO
![]() |
LE VILLE PATRIZIE
La
struttura tipo della villa veneta si distingue innanzitutto per il contesto nel
quale le architetture si pongono: di norma e in accordo alla sua funzione, la
villa veniva inserita in una grande proprietà agricola. Al centro del complesso
architettonico si situa il corpo centrale (o casa dominicale), che era la
residenza dei proprietari, più elaborata e ornata in quanto luogo di
rappresentanza, nonché di villeggiatura estiva; quasi tutte le ville erano
prive di sistemi di riscaldamento invernale e di cucina. Il modello prevedeva
che nelle vicinanze o collegata alla villa vi fossero delle dipendenze dette
barchesse, dove veniva organizzato il lavoro: cucine, abitazioni dei contadini,
stalle e altri annessi rustici.
![]() |
LAGO DI GARDA
Il
Lago di Garda, o Benaco, è il più grande dei laghi italiani. A sud si trova
circondato dalle colline moreniche lasciate dal ritiro dei ghiacci e, nella
parte a nord più alta e stretta, avvolto dalle alte catene montuose che gli
conferiscono la forma e l’andamento di un fiordo e lo proteggono rendendo il
suo clima particolarmente mite di tipo mediterraneo. La luminosità
dell’ambiente, la dolcezza del clima, una ricca vegetazione, costituita
prevalentemente da olivi, palme, cipressi, limoni, oleandri e aranci,
unitamente alla grandiosità dei paesaggi, che fanno da sfondo alle interessanti
testimonianze storiche e culturali disseminate sul suo territorio, lo rendono
sicuramente il più attraente dei laghi italiani. L‘intensa colorazione
dell’acqua, con una marcata tonalità blu ed una trasparenza difficilmente
riscontrabili, fanno del Lago di Garda una destinazione unica capace di
ospitare visitatori e amanti della vacanza all’insegna del relax, dello sport,
del divertimento e del gusto della scoperta dei luoghi.
![]() |
IL PALAZZO DUCALE
Il
Palazzo Ducale, anticamente anche Palazzo Dogale in quanto sede del doge, uno
dei simboli della città di Venezia e capolavoro del gotico veneziano, è un
edificio che sorge nell'area monumentale di piazza San Marco, nel sestiere di
San Marco, tra l'omonima piazzetta e il molo di Palazzo Ducale, contiguamente
alla basilica di San Marco.Contraddistinto da uno stile che, traendo spunto
dall'architettura bizantina e da quella orientale, ben esemplifica di che
intensità fossero i rapporti commerciali e culturali tra la Serenissima e gli
altri stati europei, la sua bellezza si basa su un astuto paradosso estetico e
fisico, connesso al fatto che la pesante mole del corpo principale è sorretta
da quelli che sembrano esili colonnati intarsiati. Gli interni, oggi
parzialmente privati delle opere che un tempo li decoravano, conservano ancora
un'ampia pinacoteca, che comprende opere realizzate dai più famosi maestri
veneziani, tra i quali Jacopo e Domenico Tintoretto, Tiziano Vecellio,
Francesco Bassano, Paolo Veronese, Giambattista Zelotti, Jacopo Palma il
Giovane, Andrea Vicentino e Antonio Vassilacchi. Antica sede del doge e delle
magistrature veneziane, fondato dopo l'812, più volte colpito da incendi e di
conseguenza ricostruito, ha seguito la storia della Serenissima, dagli albori
sino alla caduta: annessa Venezia al regno d'Italia e passato l'edificio sotto
la giurisdizione di quest'ultimo, divenne sede museale. Oggi ospita la sede del
Museo civico di Palazzo Ducale, parte della Fondazione Musei Civici di Venezia
(MUVE), nel 2012 visitato da 1319527 persone.
![]() |
LA CASA DI GIULIETTA
La
casa di Giulietta è un palazzo medievale di Verona, situato in via Cappello, a
poca distanza dalla centrale piazza delle Erbe. La tragedia di Romeo e
Giulietta ha trovato a Verona dei riscontri e la fantasia ha mescolato leggenda
e realtà, tanto che sono stati riconosciuti vari luoghi in cui si sarebbe
svolta la vicenda narrata da Shakespeare.Sono esistite effettivamente due
famiglie di nome Montecchi e Capuleti (il nome esatto è però Cappelletti): dei
Cappelletti si ha conoscenza della loro presenza fino agli anni della
permanenza di Dante a Verona, nella casa di Giulietta, situata in prossimità di
piazza Erbe, dove la loro presenza è testimoniata dallo stemma del cappello
sulla chiave di volta dell'arco di entrata al cortile della casa.I Montecchi,
importanti mercanti ghibellini veronesi, furono veramente coinvolti in lotte
sanguinose per il controllo del potere a Verona, in particolare con la famiglia
guelfa dei Sambonifacio, ma non si hanno notizie di rivalità con i
Cappelletti.I Montecchi e i Cappelletti vengono citati anche da Dante nella
Divina Commedia (Purgatorio, VI v. 105-107).La casa di Giulietta divenne nel
XIV secolo un hospitium a Capello, e la nuova famiglia Capello che vi risiedeva
(e che prese probabilmente il nome dal luogo in cui abitavano) risulta aver
esercitato il mestiere divspeciari (cioè farmacisti) ancora alla fine del XV
secolo.Dal XVII al XIX secolo divenne uno stallo con albergo (di pessima
qualità, vista la citazione che pare ne abbia fatto Dickens). Solo la torre
d'ingresso risale al XIII secolo, anche se ha subito innumerevoli
trasformazioni, compresi gli altri edifici che si affacciano sul coti
IL
FOLCLORE DEL VENETO
![https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbwlC8tIMnqJneaCesUMdaRhhldW3I7fzkKk_5bjubH8Ljw1ECwWoFt_hgVZh4VmOMeGAQrsi-vMN-Ds3SEaFWc888z5QWY-exwybW5dnBHCdb3G4lLWURuovcBv4kM_Pa2sNnbP54uvAn/s320/regata-storica-processione.jpg](file:///C:\Users\prima_b\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image010.jpg)
Le tradizioni del Veneto sono tutte
lontane nel tempo come origine, eppure parte straordinaria di un presente vivo.
Non esiste una zona del territorio in cui il folclore conti meno: a partire dal
dialetto, ogni Esse possono allacciarsi a motivi magici e a superstizioni,
oppure far rivivere attraverso rappresentazioni sacre, gare, giochi e
processioni la storia della città o anche del singolo paese. Una delle
manifestazioni più rappresentative è sicuramente il Carnevale, che a Venezia,
Verona e Belluno assume connotazioni differenti nelle maschere, nei giorni e
nell'attrazione centrale della festa: in provincia di Belluno ad esempio si
elegge la Zingheneta (la ragazza più bella del paese, vestita con abiti gitani
assai colorati), a Verona il 'Papà dello Gnocco', a Sappada ci sono tre
domeniche di festeggiamenti, una dedicata ai poveri, un'altra ai contadini e
l'ultima ai signori. Particolarmente suggestiva è poi la Regata storica di
Venezia che si svolge la prima domenica di settembre nelle acque del Canal
Grande con imbarcazioni che riproducono quelle tipiche cinquecentesche.angolo del
Veneto ha le sue usanze secolari da cui la rispettiva comunità si sente
rappresentata. Ma tanti sono i modi di
vivere il folclore veneto, anche senza il calendario alla mano: ci sono infatti
le numerosissime sagre contadine coi prodotti tipici delle zone e delle
stagioni (quella degli asparagi di Bassano del Grappa, del radicchio rosso di
Treviso, del Prosecco di Valdobbiadene, delle ciliegie di Marostica o dei
fischietti in terracotta detti cucchi di S. Gottardo ad Asolo), le usanze
quotidiane da osteria e le altre costumanze più nascoste ma ugualmente di
notevole fascino come la Grande Rogazione di Asiago - una processione di 30 km
in uno scenario di incredibile bellezza.
IL
CARNEVALE DI VENEZIA
![https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjy1I1zD-67xtlxPg5OB8G7ZcZLwC1rrUweYcWWSuGUiGSG_vanzvPXC7lwbkmAne_UREoAYWLR3LsFbe8oGoHrckj6azSj7AiDI4unHSCUnQvzsRx5TPFBxtNe1qfSofzr3SpXoX6OSLvK/s1600/download.jpg](file:///C:\Users\prima_b\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image011.jpg)
Il
Carnevale di Venezia, se non il più grandioso, è sicuramente il più conosciuto
per il fascino che esercita e il mistero che continua a possedere anche adesso
che sono trascorsi 900 anni dal primo documento che fa riferimento a questa
famosissima festa. ll primo documento ufficiale che dichiara il Carnevale di
Venezia una festa pubblica è un editto del 1296, quando il Senato della
Repubblica dichiarò festivo il giorno precedente la Quaresima. Durante il
Carnevale le attività e gli affari dei veneziani passavano in secondo piano, ed
essi concedevano molto del loro tempo a festeggiamenti, burle, divertimenti e
spettacoli che venivano allestiti in tutta la città, soprattutto in Piazza San
Marco e in tutti i maggiori campi di Venezia. Il 26 giugno
2009 il Comitato Esecutivo della Convenzione sul patrimonio materiale
dell'umanità dell'UNESCO, riunita a Siviglia, ha dichiarato le Dolomiti
Patrimonio dell'umanità.
CASTAGNOLE ALLA
VENEZIANA
Sono
un dolce diffuso un po' in tutta Italia durante il periodo di Carnevale, e non
solo. In alcune regioni, infatti, già nel periodo di Natale cominciano ad
essere preparate e gustate. Come si fa, infatti, a resistere alla tentazione di
assaporarle in tutti i periodi dell’anno ? Croccanti fuori, morbide dentro,
ecco la ricetta tipica veneziana.
Ingredienti:
300 gr farina 00
40 gr di fecola
70 gr di zucchero
1/2 bustina di lievito
un pizzico di sale
2 uova
90 gr di burro
20 ml di grappa
zucchero a velo
Preparazione:
Mescolate
farina, fecola, zucchero, lievito e sale, poi amalgamate il tutto con uova,
burro precedentemente fuso a bagno maria e grappa. Lavorate per bene il
composto, fintanto che otterrete un impasto omogeneo e ben amalgamto.
Dividete
l'impasto in più parti e poi tagliate dei pezzetti di grandezza simile ad una
noce, facendone delle palline. Quando avrete esaurito la pasta, copritele con
un panno e lasciate riposare per 1 ora circa. Scaldate poi l'olio: quando sarà
bollente friggete le vostre castagnole, togliendole dall'olio quando avranno
assunto un colorito dorato. Ponetele poi in carta assorbente per asciugarle
dell'olio. Servite una volta fredde, dopo averle cosparse di zucchero semolato
o a velo.
![https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTMOkzH9te3247yQ_3gG5U-4NtlKBlPeuYc7zunL76A5GB86e6RMMEtDA45O4mEF9e5-fIjZgqdLTLvwJtHJyIGegeYA0sZgDJVYaVjQfhrJ8H5cFXu3IWVEoSHWJ5_0S__v5WwYesOyOf/s320/20170118_181232.jpg](file:///C:\Users\prima_b\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image013.jpg)
FRIULI VENEZIA GIULIA
LE
DOLOMITI
![]() |
La
“scoperta” delle Dolomiti avviene nel 1789 quando lo scienziato francese Déodat
de Dolomieu durante uno dei suoi viaggi nel Tirolo, trovò una particolare
pietra, che fatta analizzare in laboratorio, risultò essere un nuovo tipo di
minerale, a cui alcuni anni dopo, in onore del suo scopritore, venne dato il
nome di Dolomite.Fin da subito si capì l’importanza geologica e morfologia di
queste montagne che divennero presto meta di scienziati e studiosi della terra
che qui potevano osservare, e possono farlo tutt’ora,fenomeni geologici unici
al mondo. È qui infatti che essi trovano importanti testimonianze sui periodi
evolutivi della storia della terra, in particolare l’intervallo tra il Permiano
Superiore e il Triassico (tra 270 e 200 milioni di anni fa). È qui che si
possono ammirare le scogliere fossili e gli ambienti tropicali del Mesozoico,
la rinascita della vita dopo la grande estinzione avvenuta circa 251 milioni di
anni fa, e la forte attività vulcanica. È qui che si può camminare, senza
rendersene conto, su di un’antica isola o su di una laguna, oppure scendere
lungo un dirupo, un tempo sommerso dal mare più profondo.Per quanto riguardala
vegetazione fino a 1800 metri è formata principalmente da boschi di conifere,
mentre nelle alte quote da boschi di larice,cirmolo e cespuglietti di mughi. Al
di sotto dei 1200-1000 metri troviamo boschi di latifoglie. Nelle Dolomiti è
presente anche il ginepro. Invece nella fauna ci sono mammiferi, roditori,
uccelli, anfibi e alcuni rettili velenosi
![]() |
LA SORGENTE DEL GORGAZZO
La
sorgente del Gorgazzo (conosciuta anche con il nome dialettale di "Al
bus") è una grotta subacquea dove ha origine l'omonimo torrente, affluente
del fiume Livenza. La sorgente valchiusana è situata nei pressi di Polcenigo
(Pordenone).
Il
nome deriva dal friulano gorc che significa appunto abisso. La grotta è
costituita da una risorgiva, una delle più profonde mai esplorate al mondo e la
seconda sorgente carsica a sifone più profonda in Europa dopo la Fonte di
Valchiusa in Provenza. Nel 2008 lo speleonauta Luigi Casati raggiunse la
profondità di -212 metri, limite finora imbattuto a causa della pericolosità e
delle forti correnti interne. Al 2016 il Gorgazzo è la sorgente italiana
esplorata più in profondità.
Nei
pressi dell'imboccatura della cavità, a 9 metri di profondità, è stata posta la
statua di un Cristo, che grazie alla eccezionale limpidezza delle acque e del
fondo è perfettamente visibilie all'esterno dalla riva nelle giornate soleggiate.
![]() |
IL CASTELLO DEL GORGAZZO
Il
castello è affacciato sul golfo di Trieste, è situato a pochi chilometri a nord
del capoluogo (circa 6 km dalla Stazione Centrale).Miramare è la forma
italianizzata dell'originale Miramar, derivante dallo spagnolo "mirar el
mar", in quanto Massimiliano d'Asburgo nel visitare il promontorio che lo
ospita, fu ispirato dal ricordo di castelli spagnoli affacciati sulle coste
dell'oceano Atlantico.Il castello è circondato da un grande parco di circa 22
ettari caratterizzato da una grande varietà di piante, molte delle quali scelte
dallo stesso arciduca durante i suoi viaggi attorno al mondo, che compì come
ammiraglio della marina militare austriaca.Nel parco si trova anche il
castelletto, un edificio di dimensioni minori che funse da residenza per i due
sposi durante la costruzione del castello stesso ma che divenne di fatto una
prigione per Carlotta, quando perse la ragione dopo l'uccisione del marito in
Messico. Il castello di Miramare "presenta ancora gli arredi originali
d'epoca, testimonianza della storia dei nobili proprietari, l'arciduca e la
moglie Carlotta di Sassonia, figlia del re del Belgio, e del loro triste
destino che non gli permise di godere della splendida dimora".All'interno,
il castello è suddiviso in numerose stanze. Il piano terra era destinato a
residenza dell'Imperatore Massimiliano I e della consorte Carlotta, mentre
quello superiore venne in periodo successivo adibito a residenza del Duca
Amedeo d'Aosta, che vi abitò per circa sette anni e modificò alcune stanze
secondo lo stile dell'epoca. Furono rimosse le insegne Imperial-Regie e
sostituite con croci sabaude.Questo castello è risultato funesto per chi lo ha
abitato: Massimiliano d'Asburgo partì per cingere la corona imperiale del
Messico e vi morì, Amedeo partì per l'Impero d'Etiopia e morì in prigionia.
![]() |
IL PAESAGGIO DEL CARSO
Il
termine carsico deriva dal nome di una regione, il Carso, al confine tra
l’Italia e la Slovenia, caratterizzata proprio da questo tipo di paesaggio. Gli
ambienti carsici si sviluppano in terreni costituiti da rocce calcaree molto
solubili come i calcari e le dolomie, e le rocce evaporitiche. I carbonati e le
evaporiti sono rocce costituite da minerali molto solubili in acqua, che per
questo motivo vengono facilmente modellate dall’acqua delle precipitazioni.
Anche le gocce di pioggia riescono a sciogliere la roccia su cui cadono e
scavano dei solchi, talvolta molto profondi. L’erosione delle rocce calcaree in
un territorio carsico viene chiamata corrosione.
Il
suolo
Il
colore rosso scuro dei terreni carsici è dovuto agli ossidi. Quando i minerali
solubili vengono disciolti dall’acqua rimangono sul posto dei depositi
residuali.
Forme
superficiali
I
fenomeni più vistosi in superficie sono le doline: depressioni a forma di
imbuto profonde da 1 a 30 metri e larghe fino a centinaia di metri. Il
paesaggio carsico che osserviamo è un territorio privo di un reticolo
idrografico stabile dove sono praticamente assenti torrenti e fiumi. L’acqua
dissolvendo la roccia carbonatica, scava delle vie verso il sottosuolo dove
crea forme sotterranee tipiche.
Forme
sotterranee
Negli
estesi paesaggi carsici non ci sono fiumi o torrenti che scorrono in
superficie; i corsi d’acqua sono inghiottiti in profondità e, dopo un certo
percorso nel sottosuolo, riaffiorano in superficie ad una certa distanza. Le
pareti delle gallerie delle grotte che non sono più percorse da torrenti, sono
ricche di sporgenze e incrostazioni. Le più conosciute sono le stalattiti che
pendono dalla volta del soffitto e le stalagmiti che si innalzano dal pavimento
della galleria stessa. Le due sporgenze, col tempo, possono congiungersi e
formare delle colonne
USI
E COSTUMI FRIULI VENEZIA GIULIA
![Risultati immagini per usi e costumi del friuli venezia giulia](file:///C:\Users\prima_b\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image023.jpg)
Le
feste, ancora straordinariamente vive, testimoniano il mosaico culturale della
regione, con caratteristiche diverse tra Friuli e Venezia Giulia. Tipici della
Carnia e del Pontebbano sono lis cidulis, rotelle di abete o di faggio forate
nel centro, messe nel fuoco e poi fatte ruzzolare giù da un'altura in occasione
del Capodanno o di altre feste d'inizio d'anno o di stagione.
L'usanza
proviene dai Paesi tedeschi dove è largamente diffusa, al pari della Svizzera,
della Francia e dell'Inghilterra. Essa ha evidente scopo propiziatorio di
fertilità e di abbondanza. Come dovunque in Italia, anche nel Friuli Venezia
Giulia sono molto sentite le feste religiose che conservano, accanto alle
manifestazioni liturgiche, celebrazioni di origine pagana. Grandi falò,
anch'essi propiziatori, infiammano per l'Epifania tutto l'arco delle montagne.
Suggestivo e di origine antica è il cosiddetto Pignarûl Grant (grande falò),
che viene acceso ogni anno, il 6 gennaio, a Tarcento (UD). A Gemona del Friuli
l'Epifania viene invece celebrata con la Messa del Tallero, mentre a Cividale
ha luogo la famosa Messa dello Spadone secondo un rituale che risale al sec.
XIV: sull'esempio degli imperatori franchi e tedeschi, un diacono col capo
coperto da un elmo benedice i fedeli con uno spadone. Finalità apotropaiche
hanno anche in molte località di tutto il territorio le feste di Carnevale, di
cui l'elemento più significativo è rappresentato dalle maschere lignee (opera
di maestri artigiani), caratterizzate da espressioni grottesche o diaboliche.
La tradizione dei falò si ritrova anche in molte usanze quaresimali, come
avviene a Pordenone, in occasione del famoso rogo della Vecchia. Danze e canti
sono diffusi sia nell'area friulana sia in quella della Venezia Giulia. In
quest'ultima la presenza del mare ha influenzato racconti, leggende, credenze e
costumi, che in molti casi però sono ormai andati completamente persi. Fa
eccezione il Perdon di Barbana, festa religiosa del periodo estivo che si
svolge nella laguna dell'antica cittadina costiera di Grado. La tradizione in
Friuli è legata anche all'uso del dialetto, lingua romanza che viene parlata –
con notevoli differenze fonetiche e idiomatiche – nella Carnia, a Udine e
circondario, e nel Goriziano; a Trieste predomina invece il veneto, che pure è
usato sia nella fascia lagunare sia in tutto il Pordenonese. Raro ormai è
vedere i friulani indossare i vestiti della tradizione (succede solo in
occasioni particolari o per le manifestazioni), che però si possono vedere al
Museo delle Arti popolari di Tolmezzo assieme a una serie di oggetti della
cultura materiale (ferri battuti; rami lavorati a sbalzo; legni scolpiti,
intagliati e intarsiati; tessuti e ricami fatti a mano; ceramiche).
Radici
antiche ha infatti la tradizione artigianale che in alcuni settori si è
sviluppata a livello industriale, come nel caso della produzione di sedie e di
forbici e coltelli, che traggono la loro origine rispettivamente dalla
lavorazione del legno e del ferro. Queste costituiscono ancora le voci
principali dell'artigianato odierno, affiancate dall'arte della lavorazione a
sbalzo del rame e dalla confezione delle tipiche pantofole in feltro. Dal 1922
è attiva a Spilimbergo la Scuola Mosaicisti del Friuli che ha ridato vita
all'arte del mosaico presente in questa regione fin dal tempo dei Romani, come
testimonia la ricchezza dei pavimenti musivi che ancora si possono ammirare ad
Aquileia. Per quel che riguarda i sapori della tavola, la
tradizionale ripartizione Friuli e Venezia Giulia non è sufficiente a
documentare le tante cucine regionali. Esiste quella della Carnia, i cui
ingredienti sono tipici della montagna e che è famosa per i cjarzon (ravioli
ripieni di ricotta e spezie) e il frico (formaggio montasio sciolto con
ingredienti come patate, cipolle o farina di mais). Esiste la cucina
genericamente friulana, che ha i punti forti nei prosciutti (quello di San
Daniele è dolce, quello di Sauris è affumicato), nel muset (cotechino), nella
brovada (rape inacidite nelle vinacce) e nella pitina (insaccato un tempo a
base di selvaggina e oggi di pecora e maiale). Esiste la cucina triestina, che
fonde al substrato veneto spunti sia austriaci sia slavi: iota (minestra di
crauti e patate), porcina (maiale bollito e insaporito con il cren), gulasch
(stufato ungherese), cevapcici (polpettine di carne con cipolla di ascendenza
slava). E c'è quella goriziana, fortemente mitteleuropea: gnocchi di patate
ripieni di susine, kaiserfleisch (carré di maiale affumicato coperto di cren e
crauti), kipfel (mezzelune di patate fritte). La stessa varietà di gusti si
ritrova nella pasticceria, che spazia dalla gubana tipica di Cividale al
presnitz e alla putizza giuliana, agli strudel e ai dolci a base di ricotta
della Carnia.Frutto dei contatti con il mondo slavo è l'eccezionale tradizione
regionale delle grappe, insignite in alcuni casi del riconoscimento DOCG; le si
ottengono anche dalla frutta (celebri il nocino goriziano e lo slivoviz,
distillato dalle prugne e originario della Croazia). I vitigni dai quali si
distilla parte di tali liquori contendono la fama a quelli che danno i
celeberrimi vini del Collio sia bianchi (tocai, sauvignon, pinot grigio,
picolit) sia rossi (cabernet, pinot nero, merlot, refosco); altrettanto
importanti da questo punto di vista sono la zona fra il Tagliamento e l'Isonzo,
la fascia litoranea e il Carso. Fra i prodotti che vantano il marchio DOP, oltre
al prosciutto crudo di San Daniele, si ricorda il formaggio Montasio.
LA GUBANA
PER
LA PASTA:
•
220 g di farina
•
60 g di burro
•
50 g di zucchero
•
20 g di miele
•
1 uovo + 30 g di tuorlo d’uovo
•
40 g di latte
•
10 g di lievito di birra
•
2 g di sale.PER IL RIPIENO:
•
140 g di gherigli di noce
•
60 g di zucchero
•
60 g di uvetta
•
40 g di amaretti
•
30 g di biscotti secchi
•
30 g di pinoli
•
20 g di burro
•
1/2 limone
•
rum
•
grappa di prugne
•
vanillina cannella (se piace)
•
20 g di cedro candito (facoltativo)
•
sale
•
1 albume per spennellare
![https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEho_3Ak7_D0inx1sAamWWV0M0O0pDMVpjlh6Clmad-ss0jMkKF7PXU24rPDBGrDWH8zZNqMQAoUlhWhBuEK0u95rFv385Lrb3Py7uSnE17q7sNU-PbakHOBsNqeIdIq9fRzaWSwD3Rj4X58/s320/IMG_20170205_085711.jpg](file:///C:\Users\prima_b\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image025.jpg)
Peso
e preparo tutti gli ingredienti
![https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9vSq458xQSKpraYH5D3rMgipXvuAoMGCZxaA5TKHVRIa79zey7U0i_3L9xDfwz-n4K_J30y50q7-qFh88859S_CvQ7KQSaT29pfbOUo4n7bQJ3AMEtt1RzSntzUdUERwYmrtFcKWJ-oN1/s320/IMG_20170205_103801.jpg](file:///C:\Users\prima_b\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image027.jpg)
Taglio
e unisco gli ingredienti per il ripieno
![https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKMo223C4qlUnrXv03EpJji7KgdGw5myrohNGJtComODTk00jBSYohr1avhOe2_FsxeL2its4QNrFevQwmaYCjnHmrgnX5Fc8CvWsgZ0OoUEDqIUelMMDTDN6ErvN3Yo0HCfqwfh_g9Bku/s320/IMG-20170205-WA0001.jpg](file:///C:\Users\prima_b\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image029.jpg)
Inizio
a preparare la pasta
![https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHALRipe0WiZtG6LO4lQSbNWes-JC0ZdB4jhc58zV14Hyovqry2xD7TuzFbtztzOR6uTf27zotevWILjLmkKV8EVsnJxqvNjtjZ_EUi9R6FlC_B3CqAJRC8i9kajT8xgEX0216WFPYC8EE/s320/IMG-20170205-WA0002.jpg](file:///C:\Users\prima_b\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image031.jpg)
Ecco
a voi la pasta!!! Adesso deve lievitare
![https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgL9OuRLO8aqNodNIIkgaiSILAW_oqe-6u5UUgIHbOR6kErue4LK7z5CEBHJuzIXSZO4sj83PIpWCblYnDQRiY7k9Q2mltUk10-_dfIQoSJutzf8gC5slzlBgU1znMBsB30MNMoOAW9twgp/s320/IMG-20170205-WA0014.jpg](file:///C:\Users\prima_b\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image033.jpg)
Questa
è la pasta con il ripieno a forma di spirale da mettere in forno
![https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuiDBhgrjt7wnOKuVyvztaZqoThFlDszlO86M2EVwsUPL0clEnqTwg8AdunvJOilEgNyId1f1QUKp671j9s5EcgUF8Z3eAtH2oirT3sDdNEK_Txgr8c_EfPPG9lxpNubIJBitxaI-S-4WB/s320/IMG-20170205-WA0013.jpg](file:///C:\Users\prima_b\AppData\Local\Temp\msohtmlclip1\01\clip_image034.jpg)
Ecco a voi "Gubana" di Davide
Nessun commento:
Posta un commento