martedì 21 febbraio 2017

calabria


BASILICATA

BALLI TIPICI

La Tarantella dei pastori

La Basilicata è il cuore del sud, raccoglie come in uno scrigno vissuti e memorie di una arcaicità sorprendente, grazie alla sua cultura agropastorale tenacemente conservativa. La cultura lucana, a differenza di altre aree italiane, è prodiga di realtà etnomusicali poco conosciute o del tutto ignote. L'arpa di Viggiano, la sampagne di canna, la chitarra battente, il ballo con la falce, il ballo con la croccia, la tarantella con la cinta: società matriarcali, balli in chiesa, forme particolari di ritualità religiosa popolare e altro ricompensano le fatiche volontarie e gli entusiasmi di chiunque si adoperi nella ricerca delle tradizioni di questa regione.

Tra i balli tipici della Basilicata un posto di rilievo lo occupa la cosiddetta Tarantella dei pastori. Diffusa nell'area del Pollino questa danza viene spesso detta semplicemente pastorale e si differenzia dalle altre tarantelle del sud per una struttura sobria e ripetitiva. Questa diversità ha fatto supporre una sua derivazione diretta dall'Albania, come patrimonio culturale delle diverse comunità che dal XVI sec. si sono insediate nella zona del Pollino. Legare questo modello di danza alla terapia del morso della tarantola, può sembrare azzardato perché mancano gli elementi storici di connessione, ma la fisionomia della pastorale resta tale: penetrante, catartica, trascendente come ogni danza che permette il transito in altro stato esistenziale. Tra i canti la melodia più nota e conosciuta é "Miezza a la scrima toia n 'auciedde canda...", sulla quale si cantano una infinità di versi popolari

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La pizzica

La pizzica è una danza tradizionale popolare originalmente diffusa nel Salento, nel Tarantino, nel Barese, nel Materano e nell'area ionica della Basilicata. Fa parte della grande famiglia delle tarantelle. Nella pizzica tradizionale balla una coppia per volta, mentre i restanti danzatori aspettano rispettosamente il proprio turno, imparando naturalmente i passi della danza attraverso l'osservazione diretta dai danzatori più bravi ed esperti. La coppia non necessariamente deve essere formata da individui di sesso opposto: abbastanza comunemente danzano insieme due donne o due uomini. In quest'ultima combinazione la pizzica può trasformarsi in scherma danzata. La pizzica-scherma, spesso impropriamente chiamata "danza delle spade", fa parte della famiglia delle danze armate, cioè dei balli tradizionali nella quale i due sfidanti simulano un combattimento con armi. Nel caso della scherma, l'arma utilizzata è il coltello, che viene rappresentata dal dito indice e medio della mano. Nel Salento, la scherma è accompagnata dalla pizzica pizzica, suonata con un ritmo cadenzato e con l'utilizzo di un numero più limitato di strumenti. Il luogo in cui è più facile osservare questa tradizione è la Festa di San Rocco a Torrepaduli, la notte del 15 agosto; ma la pizzica scherma era diffusa anche nelle altre zone del Salento, nel tarantino e nel brindisino.

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COSTUMI TIPICI

Nel passato ogni piccolo e sperduto paese aveva un costume tradizionale, nel quale la comunità si riconosceva e con il quale sanciva le differenze sociali al suo interno.

Era attraverso l'abbigliamento «che il galantuomo si distingueva dal cafone, non solo; ma era proprio il tipo di abbigliamento che dava al singolo individuo, cafone o galantuomo che fosse, l'immediata percezione, a lui come agli altri, di non essere un isolato ma di appartenere a un gruppo più vasto e ben determinato della scala sociale: l'abbigliamento quindi era un vero e proprio linguaggio». Cosa che valeva soprattutto per il gli uomini, «viceversa, l'abbigliamento femminile non s'identificava così direttamente con simboli socio-economici o politici: ovvia conseguenza, in questo caso, della totale esclusione della donna lucana, quale che fosse il suo livello sociale, da ogni forma di attività pubblica e da ogni tipo d'interesse politico. Non a caso la differenza tra cafone e galantuomo si rifletteva nel campo muliebre con una distinzione meno drastica tra pacchiana, ossia la donna appartenente alla media borghesia e al ceto artigianale, e contadina, cioè la donna di campagna e la bracciante. A questa minore "compromissione" dell'abbigliamento muliebre con le rigide distinzioni di classe vigenti nella società lucana faceva però riscontro una estrema varietà del costume, cioè del tipico vestito femminile, diverso da luogo a luogo e quindi meno riconducibile ad una foggia-tipo. Sicchè il costume, preziosa testimonianza per l'indagine folclorica in quanto espressione del ricco e articolato patrimonio demologico della Basilicata, ha minor rilievo per la storia sociale della regione nel secolo XIX se è vero quanto afferma un osservatore attento come il Riviello che il costume delle pacchiane e delle contadine era più o meno simile "variando solo nella finezza e nella qualità della roba, nel gusto di adornarsi meglio, e nell'incipiente voglia di novità"».

 

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*      POTENZA                          Risultati immagini per potenza 

La città di Potenza con i suoi 819 m di altitudine è il capoluogo di Regione più alto dell’Italia peninsulare. Sorge lungo una dorsale appeninica alla sinistra del fiume Basento ed è racchiusa da una cordigliera di monti assai suggestivi,  in cui la natura ancora incontaminata è una forte attrattiva turistica. A primo impatto l’agglomerato urbano della città si mostra sobrio e moderno con la cortina di palazzi, edificati negli ultimi decenni, che scendono giù fino a valle e nella zona settentrionale. Dietro di essi si apre il cuore antico della città ricco di storia e affascinanti testimonianze millenarie. Probabilmente, la sua prima collocazione fu nella località denominata Serra di Vaglio, a 15 km a nord-est, dove si trovano i resti di un abitato indigeno, frequentato sin dalla seconda metà dell’VIII secolo a.C. e caratterizzato da una cinta fortificata in blocchi squadrati e con porte di accesso alla città eretta intorno alla metà del IV secolo a.C.
In epoca successiva l’insediamento urbano potrebbe essersi trasferito, per ragioni difensive, sul monte ove è attualmente il centro più antico, divenendo nel III sec. a. C. una prefettura romana col nome di “Potentia”.
Oggi Potenza è un importante centro industriale della Basilicata, un mercato per i prodotti del circostante territorio agricolo con industrie alimentari ma anche calzaturiere e del legname. E’ una città in cui il settore terziario già ben sviluppato è in continua espansione ed evoluzione.

 

 

CALABRIA

LA TARANTELLA

La Danza popolaresca, a carattere regionale, è la tarantella, la quale tuttavia cambia, nell'impostazione e nelle figure, da zona a zona e persino da paese a paese. Ballata sugli spazi dei villaggi, nelle feste padronali o sulle vie in occasione della vendemmia o dei raccolti ma anche al chiuso, in casa o nei saloni per feste private, ricorrenze o meno, da cui "ballu nto sularu". La musica è offerta dagli strumenti tradizionali: la zampogna e i tamburelli. Il più delle volte danzano soltanto gli uomini e la tarantella assume l'andamento di un duello, in cui si fanno le finte dell'attacco e della difesa. Il cerchio d'attorno detto "rota" prende parte ad esso sottolineando con grida e battiti di mani il ritmo della musica e i passi dei ballerini. In alcuni paesi la tarantella è danzata a due alla volta, a coppie alterne, a volte regolate da un "mastru di ballu" a volte con cambi spontanei.

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Mulingiane chjine aru sucu - Ricetta calabra - Rebecca e Gabriele

 

Ingredienti 

  • 6 melanzane piccole
  • 400 gr. di polpa di pomodoro
  • 300 gr. di macinato di carne
  • 2 uova
  • basilico qb
  • 1 spicchio d'aglio
  • parmigiano reggiano grattugiato qb
  • pangrattato qb
  • 1 cipolla di tropea
  • olio extra vergine d'oliva qb
  • sale e pepe qb                                                                    

 

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Preparazione
Iniziate con la preparazione del sugo :  mettete dell'olio extra vergine d'oliva in una padella ampia, aggiungete la cipolla tritata e lo spicchio d'aglio e fate rosolare qualche minuto. Aggiungete la polpa di pomodoro ed una foglia di basilico per insaporire, salate, pepate, mettete il coperchio e lasciate cuocere per circa 30 minuti.

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Nel frattempo mettete dell'acqua salata a bollire. Lavate ed asciugate le melanzane, eliminate il peduncolo e tagliatele nel senso della lunghezza in due. Bucherellate leggermente la polpa di ogni melanzana con una forchetta e cuocete in acqua bollente fino a quando saranno morbide e la polpa si staccherà da sola. Scolatele, estraete la polpa, che terrete da parte, e lasciate asciugare i gusci su un canovaccio pulito.


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Strizzate bene la polpa delle melanzane, ponete in una ciotola e schiacciatela bene con una forchetta. Unite le uova, la carne trita, il parmigiano reggiano grattugiato, il pangrattato, due foglie di basilico, sale e pepe. Mescolate bene e, una volta ottenuto un impasto compatto, farcite i gusci di melanzane asciutti.

 

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Una volta completata questa operazione, adagiate le melanzane ripiene nel sugo di pomodoro e lasciate cuocere per circa 30 minuti aggiungendo poca acqua alla volta se il sugo dovesse stringersi troppo. Al termine della cottura servite decorando con foglio di basilico.

 

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BUONU APPETITU !!!! 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*    PARCO NAZIONALE DEL POLLINO    Risultati immagini per parco nazionale del pollino

Il Parco Nazionale del Pollino è la più grande area protetta di nuova istituzione in Italia. Tra le vette del Dolcedorme e di Cozzo del Pellegrino e gli orizzonti che si disegnano sulle acque del Tirreno e dello Jonio, lungo il massiccio montuoso calabro-lucano del Pollino e dell'Orsomarso, la Natura e l'Uomo intrecciano millenari rapporti che il Parco Nazionale del Pollino, istituito nel 1993, conserva e tutela sotto il suo emblema, il pino loricato.

*      PARCO NAZIONALE DELLA SILA  Immagine correlata

L'Ente Parco Nazionale della Sila gestisce alcune fra le zone più suggestive e selvagge della Regione con vaste e spendide foreste, distese su dolci altopiani, con emozionanti paesaggi protesi anche sul Pollino, sull'Aspromonte, sull'Etna, sulle assolate marine dello Jonio e sul mare Tirreno, nel quale, con le atmosfere terse, si rimane incantati nell'osservare l'imponente ergersi delle Eolie.

*    LAMEZIA TERME Risultati immagini per lamezia terme calabria

Lamezia Terme è sita nel mar Tirreno in una valle a sud del Monte Reventino. La città della piana ha una notevole importanza dal punto di vista agricolo, commerciale, industriale e infrastrutturale per la sua posizione centrale nella regione e il suo territorio pianeggiante. Vanta una vivace e rinomata coltivazione dell’olivo da cui si produce l’olio Lametia DOP e della vite da cui si ricavano i vini Lamezia DOC.Inoltre troviamo il torrente Bagni, famoso per le acque sulfuree delle terme di Caronte e nella cui piana alluvionale giacciono le rovine dell’antica città greca di Terina, e il torrente Zinnavo che segna il confine naturale con il comune di Gizzeria.

Risultati immagini per isola di capo rizzutoL’Area Marina Protetta "Capo Rizzuto" rappresenta il proseguimento nelle acque del Mar Ionio delle propaggini più orientali della regione Calabria e più precisamente dell’area conosciuta come Marchesato.
L’entroterra è costituito da un blando sistema collinare che si stende dalle pendici della Sila fino al mare con altezze che raramente superano i 300 metri s.l.m. . I corsi d’acqua sono relativamente pochi e caratterizzati da bacini idrografici limitati, che nulla hanno a che fare con il sistema idrografico che, prendendo origine dalla Sila, delimita con i due corsi d’acqua Neto e Tacina l’area del Marchesato rispettivamente a Nord e ad Ovest.
La zona costiera è caratterizzata dall’alternarsi di promontori e golfi più o meno ampi.
Da Nord: Capo Colonna, Capo Cimiti, Capo Rizzuto, Le Castella rappresentano le digitazioni a mare della regione e racchiudono, all’infuori dell’area compresa fra Capo Cimiti e Capo Rizzuto, caratterizzata da una costa per lo più rettilinea, ampie insenature per lo più con spiagge basse e sabbiose. Solo nell’area compresa fra Capo Rizzuto e Le Castella è presente una piana costiera relativamente estesa.
La geologia dell’intero Marchesato è costituita da sedimenti e rocce di età Plio-Pleistocenica. Si tratta in particolare di argille marine plio-pleistoceniche a cui si vengono a sovrapporre sabbie e conglomerati anch’essi marini attribuiti al solo Pleistocene. Nella piana prima descritta tali depositi sono sormontati da depositi olocenici eolici.
L’intera regione appartiene al settore calabrese settentrionale dell’Arco Calabro limitato a Nord dal fascio delle strutture Sangineto-Basso Crati (ad andamento ENE-WSW) e a S da quello di Catanzaro (ad andamento E-W). Quest’ultime strutture sembrano proseguire con un sistema di faglie sinistre nel Mar Ionio. In generale si può affermare che l’intera area ha subito fenomeni di abbassamento durante il Pliocene e fino al Pleistocene inferiore, per poi risultare soggetta ad un graduale e relativamente veloce sollevamento.


 

Risultati immagini per parco nazionale dell'aspromonteIl Parco Nazionale d’Aspromonte nasce nel 1989 per la tutela e la salvaguardia ambientale dei territori della sezione aspromontana dell’ex Parco Nazionale della Calabria, esistito fino al 2002. Il territorio del parco d’Aspromonte è all’interno della provincia di Reggio Calabria e prende il nome dal Massiccio dell’Aspromonte che significa candido, bianco e risale alle popolazioni greche della costa ionica che ammiravano le candide formazioni montuose del massiccio. Montalto è la cima più alta con i suoi 1955 m.s.l.m. e offre un meraviglioso panorama della Calabria e della costa siciliana. Il territorio del parco presenta inoltre una grande varietà di specie vegetali e animali e gode di particolari condizioni climatiche che favoriscono un ambiente ricco di biodiversità.

 

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